mercoledì 30 aprile 2008

Roma: papa tedesco e sindaco alemanno

sabato 19 aprile 2008

Elezioni finite.. restano i casini

Verrebbe da dire a parte il ballottaggio di Roma (molto aperto) dopo le nazionali scompare la formazione di sinistra comunista, non radicale che invece è stata eletta col PD, non decolla la destra, qualche SVP, una forte e vincente Lega Nord, Di Pietro che ora si differenzia di nuovo dopo essersi preso i voti, la Lega del Sud e ..appunto Casini e l'UDC, oltre naturalmente a Berlusconi col suo Popolo della Libertà. Un terremoto nei partiti con sparizioni dolorose e meno, ma sicuramente nessun progresso a livello di democrazia, con due nuovi feudi affermati e due leader di maggioranza e opposizione in una sorta di gentlemen agreement del comando.

Senato e Camera:
PDL 141 - 272
Pd 116 - 211
Lega Nord 25 - 60
Idv 14 - 28
Udc 3 - 36
Mpa 2 - 8
SVP 2

mercoledì 2 aprile 2008

Veltrusconi


di Stefano Folli sul Sole24ore

«Veltrusconi», una brutta parola che fotografa una certa realtà

Brutto e persino inquietante, il fotomontaggio che illustra il servizio di "Newsweek" dedicato all'Italia ha il pregio della chiarezza. Serve a far capire che i nostri blandi duellanti, Veltroni e Berlusconi, hanno il dovere morale e politico di affrontare insieme le emergenze dell'Italia. Ossia di «portare fuori la spazzatura», tanto per restare nelle metafore che non lasciano nulla all'immaginazione.
Del resto, se è vero che l'assegnazione a Milano dell'Expo 2015 è il risultato di un lavoro di squadra assai «bipartisan», come quasi tutti hanno sottolineato (tranne Berlusconi e Prodi), non è strano che qualche osservatore consideri realistica l'ipotesi di una grande coalizione per evitare la paralisi nazionale. «Veltrusconi» è un termine giornalistico, forse sgradevole: ma è anche la fotografia di una realtà. Non va inteso alla lettera, ma nella sostanza. Come dire che – vista da lontano – l'Italia appare un Paese spaccato e bisognoso di essere riunificato. Era così anche nel 2006, quando dalle elezioni emerse il pareggio, ma Prodi fece dell'ironia («se ho due voti di maggioranza, penso che uno sia di troppo»). Due anni dopo il problema è rimasto lo stesso. E a modo suo "Newsweek" ha messo il dito nella piaga.
Come è ovvio, i due protagonisti della vicenda elettorale si sono affrettati a prendere le distanze: non pensano affatto a larghe intese dopo il 14 aprile, garantiscono all'unisono le due facce di «Veltrusconi». Peraltro è logico. Siamo a dodici giorni dal voto. In nessun paese al mondo i contendenti ammetterebbero accordi per il dopo alla vigilia delle elezioni. Berlusconi e Veltroni hanno il diritto di verificare l'esito delle urne. Tuttavia è chiaro quale sarà il dibattito post-elettorale. Si parla di «fase costituente», di riforme «da scrivere insieme », si adombra da varie parti, in particolare dal fronte berlusconiano, una situazione economica drammatica.
Se il voto non offrisse un risultato limpido, in particolare al Senato, chi e come sarebbe in grado di garantire un governo all'Italia? S'intende un governo per decidere e non solo per vivacchiare. Un governo, appunto, «per portare fuori la spazzatura». Non è detto che debba essere una grande coalizione di impianto classico, alla tedesca, come quella cui accenna la rivista americana. Ma è inevitabile, se i numeri saranno precari, che si definisca una responsabilità comune in Parlamento delle maggiori forze. Sulle riforme costituzionali, certo, ma non solo su quelle. Visto che un immediato ritorno al voto sarebbe suicida e, d'altro canto, non sarebbe comprensibile un'intesa sulle riforme e allo stesso tempo uno scontro senza respiro sull'economia, è giocoforza che Pdl e Pd trovinoil modo d'intendersi.
In fondo, "Newsweek" ha detto questo e non è entrata nei labirinti della politica italiana. Che poi l'accordo si riveli utile al Paese e non sia solo un patto di potere, come paventa Casini, questo dipende dalla serietà dei leader e dai vincoli imposti dalle circostanze. Vale a dire l'inflazione che risale, il peso del debito pubblico, la crescita vicina allo zero.Come sostiene D'Alema a proposito dell'Expo 2015, «quando sono in gioco gli interessi fondamentali del Paese, bisogna sapersi unire». Per cui appare un po' di maniera la reazione di Veltroni, secondo cui «la democrazia anglosassone prevede che ci sia sempre una maggioranza e un'opposizione ». Talvolta esistono le eccezioni, in condizioni peculiari. Anche il leader del Pd lo sa, ma al momento non può dirlo.


..ed è nato anche un sito veltrusconi.it